Thursday, May 16, 2013

Provate a farvi piacere Terni.

Troppo facile farsi piacere Roma. Troppo facile trovare qualcosa da vedere a Firenze. Provate invece a farvi un giro a Terni.
Il sito del comune di Terni mi comunicò che le principali attrattive della zona erano solamente tre, e che tutte e tre si trovavano fuori dalle mura della città: le cascate delle Marmore, gli scavi archeologici della Carsulae e la chiesa di San Valentino, patrono di Terni. Valutai le distanze e il tempo a mia disposizione, inforcai la bici e mi avviai in direzione della chiesa.
Il sole batteva forte, l'aria era calda e pesante, le strade in salita, e la bici scricchiolava minacciosamente: il viale che stavo seguendo presto si trasformò in una stradina di campagna circondata da villette, orti e prati pieni di papaveri rossi. Per quella che è la dimora del santo più famoso al mondo, neanche un cartello, neanche un'indicazione.
Sbagliai strada, e fui costretta a tornare indietro; alla fine, smisi di dar retta alla mappa del cellulare e mi affidai all'istinto. Vagai un po' a caso, ma alla fine arrivai di fronte a un ponte sospeso sopra una strada, e il posto era troppo poetico per non essere che quello che andavo cercando.
Trovai la basilica di San Valentino tinta di un pallido rosa e avvolta da una nube di polline svolazzante; di fronte, dal cortile di un edificio verde pistacchio, provenivano grida e risate di bambini che giocavano. Affianco all'entrata nella chiesa, c'era una porta con due targhette: "Università di Perugia - Facoltà di Economia" e "Università di Perugia - Facoltà di Scienze Politiche". La cosa mi fece sorridere.



L'interno della chiesa era piuttosto spoglio. Non un fedele a mormorare una preghiera, non un turista ad osservare gli affreschi, non una suora a spolverare le madonne. D'altronde, era quasi ora di pranzo.
Sull'altare, in una teca di vetro troppo piccola, giaceva la statua del santo - dico troppo piccola, perché non solo sembrava un nano, ma aveva pure le ginocchia piegate. Da lontano sembrava un corpo vero, ma avvicinandomi capii che era solo l'effetto della luce. Sopra ci avevano poggiato una tavola di marmo, l'avevano coperta con una tovaglia bianca e ci avevano poggiato fiori, candelabri e libri di preghiere, trasformando la teca in un comodo e utilissimo tavolino.



La sapete la storia di San Valentino? Era uno che ha campato per cent'anni e che guariva le persone in cambio della loro conversione al Cristianesimo. Nel tempo libero, si dilettava ad aiutare le coppie in crisi. E ce n'erano talmente tante, di coppie, e lui era talmente popolare, che decise di riceverle in un giorno prestabilito, il 14 di ogni mese. Poi, un giorno, convertì un tipo che non doveva convertire - il figlio del prefetto di Roma, - fu arrestato dai romani e decapitato, guarda caso, il 14 di febbraio.
Su un banchetto vicino all'uscita della chiesa trovai vari volantini e santini con le preghiere stampate sul retro. Quasi tutte, però, erano - per motivi a me sconosciuti - in tedesco.


Sul portone di ferro, invece, c'erano delle strane figure, tra le quali delle mani di donna che sembravano venire risucchiate dal materiale nero e cercare disperatamente aiuto dimenandosi nell'aria. Le trovai abbastanza inquietanti, seppur affascinanti.




Poi, uscii nuovamente nell'aria calda e pollinosa. Ripresi la bici, la strada questa volta era tutta in discesa, e tornai verso casa. Mi fermai al mercato a prendere qualcosa da mangiare: una vecchietta gentilissima mi informò in dialetto umbro che tutta la frutta era fresca fresca e che stava giusto mettendo qualcosa da parte per portarla ai nipotini. Mi convinse a prendere degli agretti, una specie di erbetta che all'odore ricordava un po' la cicoria e che, disse, è tipica della zona, mi spiegò come cucinarli e mi assicurò che li avrei trovati buonissimi. Presi anche un barattolo di fagioli precotti, e la signora mi assicurò che erano freschi freschi anche quelli. "Sono arrivati questo lunedì," spiegò. La ringraziai, pagai il dovuto e me ne andai.