Thursday, February 6, 2014

Al di là del mare non c'è un bel niente.

Quando mi tocca rispondere alla tanto amata dagli italiani domanda "Da dove vieni?" (strumento consolidato per l'avvio di una conversazione, dato che scatena inevitabilmente una sequenza già provata migliaia di volte, composta da frasi fatte e battute trite e ritrite sui rispettivi luoghi di provenienza - Sei del Molise? Ma dai, il Molise esiste davvero? - nonché offre numerosi spunti sui punti in comune che si hanno con l'interlocutore - Vieni da Sant'Angelo di Gerocarne, frazione di 640 abitanti del comune di Gerocarne in provincia di Vibo Valentia? Ma che curiosa coincidenza, ci sono stato proprio quest'estate! - appurati i quali, non si hanno più vie d'uscita da una forzata mezzora di narrazioni su come mi è piaciuto il tuo paese, e dove ho mangiato meglio, e cosa ho visto, e chi ho conosciuto, e vorrei tanto tornarci un giorno, magari ti verrò a trovare, chi lo sa; da lì, è tutta una associazione libera di frasi e di pensieri, e la bravura dell'interlocutore si misura nel come riesce a strizzare un argomento vagamente interessante - il minimo necessario a mantenere la conversazione accesa - da quelle poche informazioni che gli sono state comunicate: potrebbe essere un dibattito sulle tradizioni religioso-culinarie - Le pettole da voi si mangiano a Capodanno?! Che sacrilegio, bisogna mangiarle la notte di San Martino! - così come uno studio linguistico sulle differenze dialettali - Quindi da voi si dice "mona"? Che strani che siete! - fino a quando la palla di neve non sarà diventata abbastanza grossa da poter rotolare da sola giù dalla montagna e investirvi di una valanga di chiacchiericci insulsi e banali); dicevo: quando mi chiedono da dove vengo, e non ho voglia di dilungarmi in complicate spiegazioni sulla mia provenienza multiculturale, esemplifico il tutto dicendo che vengo dalla Basilicata. Basilicata dove esattamente?, mi chiedono, come se avessero anche solo la minima idea di dove si trovi esattamente, la Basilicata. Sul mare, al confine con la Puglia, rispondo. Sì, occhèi, ma il paese come si chiama? A questo punto penso sempre Ve la siete andata a cercare, e rispondo sinceramente: Bernalda, il paese si chiama Bernalda. Qua, solitamente, la conversazione viene increspata da un breve silenzio imbarazzato, vista la mia riluttanza a fornire ulteriori dettagli, dopo di che essa ha due possibili vie di sviluppo:
1) Ah! Non l'ho mai sentito nominare*. Io invece vengo da... (sviamento della conversazione su un campo di battaglia familiare).
2) Ah! Non l'ho mai sentito nominare*. Ma dov'è che si trova esattamente esattamente?

 *Ma va'?! Io invece conosco tutti i nomi di tutti i paesi d'Italia, guarda. Cristo.

Se vi state chiedendo dov'è che sto andando a parare, vi chiedo un altro po' di pazienza, ci sono quasi. Il punto è che quando il mio interlocutore è particolarmente interessato alle mie origini (leggi: particolarmente rompicoglioni), per spiegare la locazione del mio paese ricorro a una delle sue frazioni: Metaponto.
E subito tutti spalancano gli occhi meravigliati, annuiscono comprensivi, colpiti da un improvviso lampo di rimembranze nebbiose di chissà quale afosa mattinata di fine aprile in un'aula impregnata di puzza di sudore di ragazzini dodicenni alle prese con i propri ormoni impazziti, che a malapena prestavano attenzione a quella disillusa e nervosa professoressa in piena crisi da menopausa, che proprio durante quella afosa mattinata di fine aprile nominò a quella classe rumorosa e inappagante le sue ambizioni didattiche le più importanti capitali della Magna Grecia, tra le quali, udite udite, c'era proprio lei.
Metaponto.
Ah sì, Metaponto la conosco!, ti diranno quegli occhi meravigliati, sorpresi loro stessi di questa inattesa conoscenza, mentre io mi ritroverò a sorridere amaramente e a pensare No che non la conosci, scemotto.

Metaponto. La città che nel suo stesso nome porta il ricordo della gloria e della potenza del popolo degli Achei: infatti, μετά пόντος in greco antico significa letteralmente "al di là del mare". Come se avessero voluto dire "Ehi, noi siamo riusciti addirittura ad arrivare dall'altro lato del mare, avete visto che fighi che siamo?". La città della ricchezza e della prosperità, testimoniata dalla spiga di grano, simbolo della città che veniva anche raffigurato sulle monete inviate a Delfi come dono. La città dove visse, operò e morì Pitagora, e dove fu fondata la sua omonima scuola. La città che sperimentò le innovazioni architettoniche più all'avanguardia per quei tempi, come l'ekklesiasterion (una specie di tribuna dove si riuniva l'assemblea popolare per discutere di questioni politiche), il più antico fino ad oggi rinvenuto. La città che combattè, e vinse, numerose battaglie contro le vicine città rivali di Taranto, Sibari, Siris, fino al 207 a.C., anno nel quale offrì ospitalità ad Annibale e fu per questo duramente punita dai romani e distrutta. 
Dopo di che - venti lunghissimi secoli di silenzio, e di oblio, e di paludi malariche che infestarono a breve la zona, fino a quando non ci pensò un umanista francese, tale Jean-Claude Richard de Saint-Non, nel 1781, a riscoprire tutta l'area del metapontino e ad avviare una serie di scavi archeologici che terminarono solo negli anni '60 del Novecento, quando Metaponto fu finalmente ripopolata e aggregata al comune di Bernalda, sotto forma di sua frazione. L'area fu divisa in Metaponto Borgo, dove, dopo la bonifica della Basilicata ad opera del Duce, sorsero numerose graziose villette immerse nella pineta, e Metaponto Lido, che si trasformò ben presto in una ambita meta turistica, con le sue spiagge immacolate e l'acqua cristallina. Metaponto sembrava essere risorta, e sembrava vivere la sua seconda vita in maniera più che rigogliosa. Tutto procedette tranquillamente per altri cinquant'anni fino all'ennesima sciagura: l'inaugurazione, nell'ottobre del 2009, del cosiddetto Porto degli Argonauti, un resort turistico di lusso costruito a pochi chilometri da Metaponto, nella vicina Marina di Pisticci. La costruzione del Porto influì sulle correnti e sulle maree (non chiedetemi dettagli, non ci capisco granché), provocando un danno ambientale non da poco: il mare inondò completamente le spiagge, e le lunghe distese sabbiose di Metaponto sparirono del tutto. Provarono a ricrearle artificialmente, buttando del terriccio che però si rivelò essere argilloso e non sabbioso e che non fece altro che peggiorare la situazione rendendo l'acqua torbida e giallognola. La cittadina perse di colpo la sua attrattiva turistica principale, l'economia iniziò a vacillare, le case a spopolarsi, il parco archeologico venne più volte usato come pascolo per le vacche durante le forti alluvioni invernali, e l'abbandono e il degrado iniziarono nuovamente a farsi strada.

Signore e signori, ecco a voi, Metaponto.