Wednesday, April 24, 2013

Lo scoglio.

Tornai dopo un anno:
di cambiato,
non v'era nulla
(Ale sposò Gemma, ma tanto convivevano già da una vita).
Stesso ambiente,
stessi ritmi sballati,
stesse facce conosciute,
stessi argomenti triti e ritriti,
stesse battute,
stesse due pinte di Harp Strong a sette euro al Papero a un quarto d'ora dalla chiusura,
con i soliti discorsi di calcio e politica di contorno.
E forse è una sorta di certezza, questa,
fonte di serena stabilità,
solida terra in mezzo a un mare burrascoso,
ma non è quello che vado cercando;
e le fioche luci delle lanterne che si riflettono nelle bottiglie di Oban, Tallisker e Jameson
oramai da un pezzo hanno smesso, coi loro sbrilluccichii voluttuosi,
di far sognare il mio cuore annoiato.

Quella che voi chiamate terra ferma, signori,
altro non è
che uno scoglio malefico
sul quale la mia imbarcazione
(non nobile vascello, bensì umile e sgangherata zattera)
rischia
inesorabilmente
ogni giorno
sempre più

di frantumarsi.