Non c'è niente da fare. Prima o poi, volente o nolente, arriva quel momento quando ti accorgi che, dopotutto, il Natale non è poi così magico
come ci vogliono far credere le pubblicità dei panettoni. Per qualcuno
questo momento arriva quando si scopre che sotto il costume di Babbo
Natale c'è il vicino di casa, per qualcun altro quando si passa la
vigilia in punizione perché la mamma ha trovato un pacchetto di Camel
nella tasca posteriore dei jeans, per qualcun altro ancora quando la
fidanzata si sbaglia e manda per sms gli auguri che erano destinati
all'amante. E allora ti chiedi che senso abbia questa stupida festa, che bisogno ci sia nello spendere tutti quei soldi in regali, e nel comprare tutti quei bruttissimi angioletti da appendere all'albero che non fa altro che dare fastidio occupando mezzo salotto, e nel pretendere pateticamente di essere felici,
solo perché è Natale, e si sa, a Natale tutti sono gioiosi e sorridenti
e ricoperti di brillantini. Ti chiedi che bisogno ci sia nel creare nei
bambini un'illusione per la quale loro poi
soffriranno, quando si faranno le stesse domande che ti stai ponendo tu
adesso, che bisogno ci sia di festeggiare una festa religiosa anche se sei ateo, che bisogno ci sia nel ricreare un'atmosfera
da perfetta baita finlandese, con tanto di neve artificiale spruzzata
con la bomboletta sulla ghirlanda di pigne e bacche di plastica appesa
alla porta, se Gesù bambino nacque in un'afosa grotta israeliana.
Poi però, arriva una sera, in uno dei giorni di vacanza, quando fuori tira un vento gelido, e nel caminetto la legna brucia scoppiettando. Quella sera, qualcuno spegne finalmente la tivù, qualcun altro tira fuori la tombola, e qualcun altro ancora spezzetta le bucce di mandarino per usarle per coprire i numeri. Vi riunite tutti attorno al tavolo della cucina, il nonno come al solito a capotavola con il tombolone, iniziano a tintinnare i portamonete, un euro per sei cartelle, io ho solo monete da due euro, qualcuno ha dei pezzi da cinquanta centesimi? I bambini gridano, impazienti di giocare, finalmente si inizia, e c'è sempre qualcuno che si crede originale gridando "Ambo!" già dopo il primo numero. Arriva quella sera, e mentre i numeri si susseguono, in ordine casuale, come si susseguono, in fondo, gli eventi della nostra vita, tu guardi tua nonna, seduta di fronte, sorridere radiosa, non perché obbligata da un fantomatico spirito natalizio, ma perché finalmente, per una volta l'anno, tutta la famiglia, tutto ciò per cui ha sacrificato le sue forze, la sua bellezza, le sue ambizioni, dedicandosi amorosamente a quella prole spesso così ingrata e insensibile, si è riunita attorno a lei. Per una volta l'anno, hanno presi tutto chi un treno, chi un aereo, chi una macchina, e sono venuti ad affollare la stretta cucina di quella casa solitaria, tutti insieme, come nei suoi sogni. La guardi gioire, gli occhi lucidi, la pelle raggrinzita, i capelli bianchi tinti ostinatamente di marrone, e pensi in fondo che se il Natale fa sorridere tua nonna, allora lasciamo che esista, lasciamoci illudere, lasciamo che ci imbottiscano di pubblicità con i bambini che cantano, e lasciamo che ci convincano a comprare regali e angioletti e alberi di Natale, perché, a volte, le cose sono solo un pretesto, e dietro al paravento delle apparenze si nascondono emozioni e sensazioni che a volte non si hanno semplicemente le forze o il coraggio di esprimere.
Poi però, arriva una sera, in uno dei giorni di vacanza, quando fuori tira un vento gelido, e nel caminetto la legna brucia scoppiettando. Quella sera, qualcuno spegne finalmente la tivù, qualcun altro tira fuori la tombola, e qualcun altro ancora spezzetta le bucce di mandarino per usarle per coprire i numeri. Vi riunite tutti attorno al tavolo della cucina, il nonno come al solito a capotavola con il tombolone, iniziano a tintinnare i portamonete, un euro per sei cartelle, io ho solo monete da due euro, qualcuno ha dei pezzi da cinquanta centesimi? I bambini gridano, impazienti di giocare, finalmente si inizia, e c'è sempre qualcuno che si crede originale gridando "Ambo!" già dopo il primo numero. Arriva quella sera, e mentre i numeri si susseguono, in ordine casuale, come si susseguono, in fondo, gli eventi della nostra vita, tu guardi tua nonna, seduta di fronte, sorridere radiosa, non perché obbligata da un fantomatico spirito natalizio, ma perché finalmente, per una volta l'anno, tutta la famiglia, tutto ciò per cui ha sacrificato le sue forze, la sua bellezza, le sue ambizioni, dedicandosi amorosamente a quella prole spesso così ingrata e insensibile, si è riunita attorno a lei. Per una volta l'anno, hanno presi tutto chi un treno, chi un aereo, chi una macchina, e sono venuti ad affollare la stretta cucina di quella casa solitaria, tutti insieme, come nei suoi sogni. La guardi gioire, gli occhi lucidi, la pelle raggrinzita, i capelli bianchi tinti ostinatamente di marrone, e pensi in fondo che se il Natale fa sorridere tua nonna, allora lasciamo che esista, lasciamoci illudere, lasciamo che ci imbottiscano di pubblicità con i bambini che cantano, e lasciamo che ci convincano a comprare regali e angioletti e alberi di Natale, perché, a volte, le cose sono solo un pretesto, e dietro al paravento delle apparenze si nascondono emozioni e sensazioni che a volte non si hanno semplicemente le forze o il coraggio di esprimere.
Il team di Creazina augura un Buon Natale a voi e a tutti i vostri
amati ai quali non sapete proprio come dire quanto ci tenete.
(Natale 2012, scritto per www.creazina.it)
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